La storia del vino di Frascati è un racconto che si intreccia profondamente con la storia d’Italia stessa. Dalle tavole degli imperatori romani alle corti rinascimentali, dalle cantine scavate nel tufo vulcanico alle moderne tecniche di vinificazione: il percorso del “nettare dorato” dei Castelli Romani è un viaggio affascinante attraverso duemila anni di tradizione, innovazione e passione. In questo articolo esploreremo le origini antiche di questo celebre vino bianco, le sue trasformazioni nel tempo, la storia delle sue storiche cantine e alcune curiosità che forse non conoscevi.
Dalle Origini Antiche: Quando gli Imperatori Romani Brindavano con il “Vinum Tusculum”
La storia vinicola di Frascati inizia molto prima che questa cittadina ricevesse il suo nome attuale. Già nel I secolo a.C., il fertile territorio vulcanico che oggi conosciamo come i Castelli Romani era rinomato per la qualità dei suoi vini.
Gli antichi romani chiamavano questo vino “Vinum Tusculum”, dal nome della città di Tusculum, importante centro politico e culturale dell’epoca, i cui resti archeologici si trovano ancora oggi sulle colline sopra Frascati. Questo bianco dal colore dorato era già allora molto apprezzato, tanto da essere menzionato nelle opere di importanti autori classici.
Plinio il Vecchio, nella sua “Naturalis Historia”, lodava i vini di questa regione per il loro equilibrio e la loro eleganza. Il poeta Orazio, che possedeva una villa nella zona, descrisse nei suoi versi il piacere di sorseggiare questo vino locale nelle calde serate estive. Persino l’imperatore Augusto era noto per preferire i vini dei Colli Albani (l’attuale zona dei Castelli Romani) a quelli provenienti da altre regioni dell’impero.
Le tecniche di vinificazione dell’epoca, sebbene primitive rispetto agli standard moderni, erano sorprendentemente sofisticate. Gli archeologi hanno rinvenuto nella zona resti di antiche presse per l’uva e “dolia” (grandi contenitori in terracotta) utilizzati per la fermentazione e la conservazione del vino. Alcune di queste antiche cantine romane sono ancora visibili oggi, integrate nelle strutture di ville e palazzi storici di Frascati.
Il Declino e la Rinascita durante il Medioevo
Con la caduta dell’Impero Romano, molte tradizioni agricole e vinicole andarono temporaneamente perdute. Durante i secoli più bui del Medioevo, la produzione di vino nell’area di Frascati continuò principalmente nei monasteri, dove i monaci preservarono e migliorarono le tecniche di vinificazione.
L’abbazia di Grottaferrata, fondata nel 1004 d.C. e situata a pochi chilometri da Frascati, divenne un importante centro di produzione vinicola. I monaci basiliani, seguendo la regola benedettina “ora et labora” (prega e lavora), dedicavano parte della loro giornata alla cura dei vigneti e alla produzione del vino, necessario non solo per la celebrazione dell’Eucaristia ma anche come importante fonte di sostentamento per la comunità.
Fu proprio in questo periodo che iniziò a diffondersi il sistema della “piantata”, una tecnica di coltivazione che prevedeva l’uso di alberi (solitamente olmi o aceri) come sostegno naturale per le viti. Questo metodo, che caratterizzò il paesaggio dei Castelli Romani fino al XIX secolo, permetteva di ottimizzare lo spazio agricolo, consentendo la coltivazione contemporanea di vite, cereali e legumi nello stesso appezzamento.
L’Età d’Oro: Papi, Nobili e il Vino di Frascati nel Rinascimento
Il vero rinascimento del vino di Frascati avvenne, non a caso, durante il Rinascimento italiano. A partire dal XV secolo, con Roma nuovamente al centro della vita politica e culturale europea, le colline di Frascati divennero il luogo di villeggiatura preferito dalla nobiltà romana e dagli alti prelati della Chiesa.
Le potenti famiglie patrizie – Aldobrandini, Borghese, Torlonia – costruirono magnifiche ville circondate da vigneti, contribuendo a un significativo sviluppo della viticoltura locale. Questi aristocratici non si limitavano a produrre vino per il consumo personale, ma investivano in innovazioni tecniche e nella ricerca della qualità.
Papa Paolo III Farnese, grande appassionato di vino, favorì lo sviluppo della viticoltura nei territori pontifici, inclusa la zona di Frascati. Durante il suo pontificato (1534-1549), la produzione vinicola conobbe un notevole incremento qualitativo e quantitativo.
Il vino di Frascati divenne un elemento imprescindibile nei banchetti papali e nelle feste dell’aristocrazia romana. La sua fama si diffuse rapidamente oltre i confini dello Stato Pontificio, raggiungendo le corti di tutta Europa. Il diplomatico e scrittore veneziano Francesco Guicciardini, nelle sue memorie, descrisse il vino di Frascati come “chiaro come acqua di roccia, dorato come il sole e dolce come il miele”.
Le “Vigne del Papa” e la Nascita delle Prime Grandi Cantine
Un capitolo affascinante nella storia del vino di Frascati è rappresentato dalle cosiddette “Vigne del Papa”, appezzamenti di terreno di particolare pregio che erano riservati alla produzione del vino destinato alla tavola pontificia.
Questi vigneti, situati nelle zone più vocate del territorio frascatano, erano sottoposti a regole di coltivazione molto rigide e beneficiavano di tecniche agronomiche all’avanguardia per l’epoca. I vini qui prodotti erano considerati tra i migliori d’Italia e godevano di un prestigio tale da essere utilizzati come doni diplomatici per sovrani e ambasciatori stranieri.
Fu proprio in questo periodo che nacquero alcune delle cantine storiche che ancora oggi rappresentano l’eccellenza vinicola di Frascati. Tra queste, particolarmente significativa è la storia della Cantina Pietraporzia, fondata nel 1582 dalla famiglia Santovetti e ancora oggi in attività. Le sue cantine, scavate nel tufo vulcanico a una profondità di oltre 15 metri, mantengono naturalmente una temperatura costante di 12-14 gradi durante tutto l’anno, condizione ideale per l’affinamento del vino.
Altrettanto importante è la Cantina del Terzilio, le cui origini risalgono al 1615, quando il cardinale Scipione Borghese, nipote di Papa Paolo V, decise di convertire parte delle cantine di Villa Mondragone in uno spazio dedicato alla vinificazione delle uve provenienti dai vigneti circostanti. La cantina prende il nome dal famoso sistema di misura dell’epoca: il “terzilio” era infatti un recipiente utilizzato per misurare il vino, corrispondente a circa un terzo di litro.
L’Era delle Fraschette e la Cultura Popolare del Vino
Mentre l’aristocrazia e il clero apprezzavano il vino di Frascati nei loro palazzi, una parallela e vivace cultura enologica si sviluppava tra le classi popolari, dando origine al fenomeno delle “fraschette”.
Le fraschette erano semplici osterie rurali dove i produttori locali vendevano direttamente il loro vino. Il nome deriva dalla tradizione di appendere un ramo di alloro (“frasca” in dialetto) sopra l’ingresso per segnalare l’arrivo del vino nuovo. Questa usanza, che risale probabilmente all’epoca romana, divenne un elemento caratteristico del paesaggio sociale dei Castelli Romani.
Nelle fraschette, operai, contadini e artigiani si ritrovavano dopo il lavoro per bere il vino locale, mangiare semplici piatti della tradizione (la porchetta, il pane casereccio, i formaggi locali) e socializzare. Questi luoghi divennero non solo punti di aggregazione sociale, ma anche centri di diffusione della cultura popolare: qui nascevano e si tramandavano canzoni, storie e tradizioni che ancora oggi fanno parte del patrimonio culturale di Frascati.
Le fraschette ebbero un ruolo fondamentale anche nel mantenere viva la tradizione vinicola durante i periodi di crisi. Nel XIX secolo, quando le devastazioni causate dalla fillossera (un insetto parassita che distrusse gran parte dei vigneti europei) minacciarono seriamente la viticoltura continentale, furono proprio i piccoli produttori delle fraschette a preservare alcune varietà autoctone che altrimenti sarebbero andate perdute.
Il Novecento: Modernizzazione e Riconoscimenti Ufficiali
Il XX secolo segnò un periodo di profonde trasformazioni per il vino di Frascati. L’aumento della domanda, favorito dallo sviluppo del turismo e dal miglioramento dei trasporti, spinse i produttori locali a modernizzare le tecniche di coltivazione e vinificazione.
Un momento cruciale fu la fondazione della Cantina Sociale di Frascati nel 1925, una cooperativa che riuniva numerosi piccoli produttori della zona. Questa iniziativa permise di razionalizzare la produzione, migliorare la qualità e affrontare con maggiore efficacia le sfide del mercato moderno.
La vera consacrazione del vino di Frascati arrivò però nel 1966, quando ottenne la Denominazione di Origine Controllata (DOC), uno dei primi vini italiani a ricevere questo importante riconoscimento. Il disciplinare di produzione definì le varietà di uve ammesse (principalmente Malvasia del Lazio, Malvasia di Candia, Trebbiano Toscano e altre varietà locali minori), la zona di produzione e le caratteristiche organolettiche che il vino doveva possedere.
Nel 2011, un ulteriore passo avanti: la versione Superiore del Frascati ottenne la Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG), il massimo riconoscimento per i vini italiani. Questo traguardo rappresentò il coronamento di un percorso millenario e un importante stimolo per i produttori a puntare sempre più sulla qualità e sulla valorizzazione del territorio.
Le Cantine Storiche di Frascati: Custodi di una Tradizione Millenaria
Le cantine di Frascati non sono semplici luoghi di produzione, ma veri e propri monumenti storici che raccontano l’evoluzione della cultura enologica locale. Molte di esse sono scavate nel tufo vulcanico, la roccia porosa tipica dei Castelli Romani, che garantisce naturalmente condizioni ideali per la conservazione e l’invecchiamento del vino.
Cantina Casale Marchese
Tra le più antiche cantine della zona, il Casale Marchese vanta una storia che risale al 1549. Situata in un edificio che fu probabilmente una posta di cambio sulla via Tuscolana, la cantina è ancora gestita dalla stessa famiglia da generazioni. I suoi sotterranei, scavati nel tufo a una profondità di circa 20 metri, ospitano botti secolari dove il vino matura lentamente.
Particolarmente interessante è la “Grotta dei Cesari”, una camera sotterranea risalente all’epoca romana, dove sono stati rinvenuti antichi attrezzi per la vinificazione e alcune anfore perfettamente conservate.
Cantina Villa Simone
Fondata nel 1812 dalla famiglia Palumbo, la cantina Villa Simone occupa parte delle antiche scuderie di Villa Parisi. La sua caratteristica più affascinante è il sistema di gallerie sotterranee che si estende per oltre 300 metri sotto la collina, creando un labirinto di tunnel e camere dove riposano migliaia di bottiglie.
La cantina conserva ancora alcuni strumenti di vinificazione del XIX secolo, tra cui una pressa in legno di quercia datata 1870, ancora occasionalmente utilizzata per piccole produzioni sperimentali.
Cantina Poggio Le Volpi
Un esempio di come tradizione e innovazione possano convivere armoniosamente è rappresentato dalla Cantina Poggio Le Volpi. Fondata negli anni ’20 del Novecento, ma completamente rinnovata negli ultimi decenni, questa azienda ha saputo coniugare il rispetto per la tradizione con l’adozione di tecnologie moderne.
La cantina è costruita seguendo i principi della bioarchitettura e dell’efficienza energetica, ma mantiene elementi tradizionali come la barricaia sotterranea, dove le botti di rovere francese riposano in un ambiente naturalmente climatizzato grazie alla roccia tufacea.
Curiosità e Tradizioni: Il Vino di Frascati oltre la Bottiglia
La cultura del vino di Frascati non si esaurisce negli aspetti produttivi e commerciali, ma abbraccia tradizioni, aneddoti e curiosità che ne arricchiscono il valore culturale.
Il Vino dei Papi e il “Cannellino”
Una curiosità poco nota riguarda il “Cannellino”, una versione dolce del Frascati particolarmente apprezzata dai papi. La leggenda narra che Papa Innocenzo III (1198-1216) non iniziasse mai un pasto importante senza un bicchiere di questo vino, che considerava un elisir di salute e longevità.
Il nome “Cannellino” deriva dal piccolo tubo di canna (“cannello”) che veniva utilizzato per prelevare il vino dalle botti senza disturbare il sedimento. Questa variante del Frascati veniva tradizionalmente prodotta con uve leggermente appassite sulla pianta e raccolte in ritardo, conferendo al vino un caratteristico sapore dolce e aromatico.
Le “Donne del Vino” di Frascati
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, le donne hanno sempre avuto un ruolo fondamentale nella viticoltura frascatana. Nel XIX secolo, mentre gli uomini si occupavano principalmente della coltivazione e della vendemmia, erano le donne a gestire il processo di vinificazione, considerate più attente e precise nelle delicate fasi della fermentazione e dell’imbottigliamento.
Questa tradizione ha lasciato tracce nella cultura locale: ancora oggi, in alcune cantine familiari, sono le donne a decidere il momento esatto in cui il vino è pronto per essere imbottigliato, basandosi su tecniche di valutazione tramandate di madre in figlia per generazioni.